Ho guardato la prima puntata di “Quello
che non ho”, il programma della 7 condotto da Fabio Fazio e Roberto Saviano. A
tratti lento, a tratti interessante, ma non è il giudizio sulla trasmissione
che mi interessa. Quello che ho trovato davvero centrato è il tema della
puntata: La Parola.
Quella che ci hanno tolto in
questi anni. Insieme al ragionamento, al confronto e alla fine, alla sintesi. In questi anni ci hanno costretto ad un inutile ring. Ci hanno costretto a
vivere alla loro altezza. Praticamente sottoterra. Qualsiasi ragionamento non
era valido in partenza. Perché eri un comunista, un intellettuale di sinistra,
un sindacalista, un filosofo. Eri qualunque cosa che serviva a disprezzarti e a metterti nell’angolo.
A ridurti al silenzio. A te e alla parola. A non accettare i tuoi pensieri, in nome della sopraffazione. Dell' apparenza, dell'ipocrisia, di un finto e dannoso fare. Hanno rifiutato la dialettica. La ragione e il ragionamento. E li hanno sostituiti con gli slogan, le offese e i dossier. Per riuscire a mantenere il potere. Ma,
probabilmente, anche perché non erano capaci di fare altro.
Nella politica come nella vita
comune. I polli da batteria, quelli che non usano o non hanno voluto usare la ragione, ma gli slogan, le
frasi fatte, i luoghi comuni, hanno avuto la meglio sugli altri, ben supportati
dall’alto. A destra come a sinistra. Tutti si sono atteggiati a superuomini. Gli
arroganti hanno sopraffatto gli umili. E i cow-boy hanno battuto gli indiani. Più
abili a maneggiare le armi, molto meno a capire le leggi della natura. E dell’uomo.
Per fortuna quell’era è finita. E non poteva essere altrimenti. La prima cosa da fare è quella di riappropriarci della
parola. Del ragionamento. Dell'umanità. Della capacità critica. E usarla. Con chi è capace di
farlo. Perché con gli arroganti, che vogliono solo sopraffare, talvolta
inconsapevolmente, che non riescono a usare il proprio pensiero è difficile,
talvolta inutile, discutere.
E dopo anni di “Porgi l’altra guancia” con scarsi risultati, ora preferisco l’altro detto biblico “Non date perle ai porci”. Sarà un contro-senso, ma per il momento la parola e il ragionamento li uso solo con chi li sa apprezzare.
Abbiamo parole per vendere, parole
per comprare, parole per fare parole
Ma ci servono parole per pensare.
Abbiamo parole per uccidere, parole
per dormire, parole per fare solletico
Ma ci servono parole per amare.
Abbiamo le macchine, per scrivere
le parole
dittafoni magnetofoni, microfoni,
telefoni
Abbiamo parole per far rumore,
Parole per parlare non ne abbiamo
più.
“Le parole” Gianni Rodari
da “Il secondo libro delle
filastrocche”
Einaudi, Torino 1985
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