Latina ha ucciso? Si. Negli ultimi anni abbiamo vissuto più volte momenti bui.
Tra infarti, suicidi, continui incidenti stradali con vittime, incendi senza
tregua e, pochi episodi di cronaca nera, questa città sembrava essere, tra
l’indifferenza e l’incomprensione dei più, dimenticata da Dio.
Poi, improvvisamente, nel periodo più difficile per tutto il pianeta, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, quando in
molte città la situazione è drammaticamente peggiorata, qualcosa di positivo è
successo, raggiungendo l’apice nelle ultime settimane, quando le invocate
dimissioni delle passata giunta, ormai malsopportata dai più, hanno permesso a
dei germogli già presenti in società, ma continuamente ignorati e malvisti, di
prendere piede. Per settimane (senza sindaco e giunta ma con il prefetto) abbiamo vissuto un periodo di relativa pace e
tranquillità, mentre tutt’intorno, provincia compresa, succedeva di tutto, anche
con episodi di violenza ripetuti: Ad Anzio dopo il giovane di Aprilia ucciso con
una coltellata dopo un diverbio, c’è stato un nuovo tentativo di omicidio nei
giorni scorsi. Due sparatorie sono avvenute a Nettuno. Persino nella sperduta
Priverno se le sono date di santa ragione, con persone ferite con armi da
taglio.
Mentre in alcuni luoghi la situazione è peggiorata, qui, improvvisamente è
migliorata. E non è un cambiamento di poco conto. Per anni abbiamo vissuto come
degli stressati, preoccupati di correre avanti e dietro, senza preoccuparci di
nulla, perseguitando tutti quelli che volevano vivere in maniera diversa e più
umana. Uno stile di vita da usciti di testa, privi di qualsiasi logica, che ha
avuto conseguenze disastrose: alle tante e diverse vittime della strada, spesso
con investimenti su strisce pedonali nel pieno centro della città, si sono
accompagnati continui malori, infarti e suicidi. Un indicatore, quello dei
suicidi, con numeri da record, che, da la misura del malcontento interiore
vissuto dai latinensi. Uno dei peggiori momenti è stato a cavallo del 2018 e il
2019 (periodo nel quale ero fuori città) che iniziò a dicembre con il suicidio
di due appartenenti alle Forze dell’Ordine e che culminò con diverse persone che
si lanciarono nel vuoto, anche dai palazzi delle vie del centro. Uno di questi
casi ebbe rilevanza nazionale, solo perché la nipote, che era la soubrette Elena
Santarelli, pubblicò una lettera piena di interrogativi. Un periodo nero, che
culminò con la morte della ex giocatrice di basket Anna Cocco, che si lanciò nel
vuoto nell’androne del suo palazzo. Tra suicidi, incidenti, risse, investimenti
di pedoni o ciclisti, incendi, malori continui, Latina ed il suo centro città,
erano diventati un luogo di morte.
Oggi, da quei giorni cosi discutibili, sembrano passati decenni. Passeggiando
per le vie del centro da qualche mese si respira, quasi sempre, una tranquillità
mai vista da anni. I suicidi, che in qualche misura ci danno la misura
dell’infelicità vissuta, sono praticamente spariti. Fatti di sangue, poco o
niente. Incidenti, stessa cosa. Il che sembra quasi un miracolo. Attenzione, non
è un cambiamento di poco conto, specie tenendo conto della difficoltà di questo
momento. Ogni tanto, ma ogni tanto solo, qualche episodio negativo può anche
capitare, ma siamo nella logica di eventi che possono capitare in una città di
quasi 130.000 abitanti.
Ma non bisogna, per questo guardare indietro. Perché indietro non c’è nulla di
buono, e quello stile di vita da forzati ed esauriti, che qualcuno spaccia come
la soluzione di tutti i mali, non porta altro che distruzione e morte. Ed in
questo momento cosi difficile, ripeto per tutto il pianeta, tornare indietro,
tornare a sfrecciare con le auto a 300 all’ora, come nulla fosse, continuare a
vivere come dei dannati insensibili, come di tanto in tanto accade, passando
sopra tutto e tutti, preoccupandosi solo di se stessi, rappresenterebbe non un
passo indietro, ma la morte dell’intera città. E anche di qualche essere umano.