Ho guardato la prima puntata di “Quello
che non ho”, il programma della 7 condotto da Fabio Fazio e Roberto Saviano. A
tratti lento, a tratti interessante, ma non è il giudizio sulla trasmissione
che mi interessa. Quello che ho trovato davvero centrato è il tema della
puntata: La Parola.
Quella che ci hanno tolto in
questi anni. Insieme al ragionamento, al confronto e alla fine, alla sintesi. In questi anni ci hanno costretto ad un inutile ring. Ci hanno costretto a
vivere alla loro altezza. Praticamente sottoterra. Qualsiasi ragionamento non
era valido in partenza. Perché eri un comunista, un intellettuale di sinistra,
un sindacalista, un filosofo. Eri qualunque cosa che serviva a disprezzarti e a metterti nell’angolo.
A ridurti al silenzio. A te e alla parola. A non accettare i tuoi pensieri, in nome della sopraffazione. Dell' apparenza, dell'ipocrisia, di un finto e dannoso fare. Hanno rifiutato la dialettica. La ragione e il ragionamento. E li hanno sostituiti con gli slogan, le offese e i dossier. Per riuscire a mantenere il potere. Ma,
probabilmente, anche perché non erano capaci di fare altro.