giovedì 28 febbraio 2013

IL RITORNO DI MISTER B.


Ogni volta lo danno per morto, ogni volta lo risollevano. Non i suoi elettori o compagni di partito, ma i suoi oppositori. La Stampa in primis.

Venti anni di storia non hanno insegnato nulla.  Cosi, quando il signor B.,  ormai 77enne, appariva debole e stordito è arrivato il “soccorso rosso”. Il primo a fare il suo gioco è stato Michele Santoro. Con degli ospiti in studio che dovevano essere gli accusatori dell’ex Presidente del Consiglio, che sembravano delle educande alle prese con un frequentatore di bische clandestine e prostitute di strada.

Da li è iniziato il delirio. Ogni suo starnuto diventava una notizia. Titoloni in prima pagina, aperture di telegiornali. L’Italia, almeno quella dei media, quella che detta l’agenda quotidiana, sembrava non potere fare a meno di questa grande  e inaspettata novità. 

Dimenticati scandali, ruberie, corruzione e incompetenza, la rivoluzione liberale, il nuovo miracolo italiano, il milione di posti di lavoro, sono stati sostituiti da una nuova e mirabolante promessa: il rimborso dell’Imu, la cui abolizione già nel 2008, quando si chiamava Ici, aveva risollevato le sorti dell’economia italiana. Ah, no, non è andata cosi?



IL DELIRIO MEDIATICO - In ogni dibattito tutti tiravano fuori il nome di questa vergine della politica: “Ma Mister B. ha detto che…”. E cosi nella trappola sono caduti anche i suoi concorrenti. Tutti pronti a discutere intorno ai temi dettati dal nano. A rincorrersi sul terreno delle promesse e a dimenticare il proprio ruolo. Tutti, tranne, uno: Grillo, che stranamente è risultato il vincitore morale di queste elezioni.

Da anni si sa che l’elettorato del signor B. è composto principalmente da persone di bassa cultura, pensionati e casalinghe su tutti. Persone facilmente influenzabili, che tendono a dimenticare il passato, soprattutto quando c’è una gran cassa di media amici e nemici, che contribuiscono alla causa. Perché, come sapeva anche mia nonna, “nel bene e nel male purché se ne parli”. E su quella risma di chiacchiere, positive e negative, Mister B. costruisce il suo percorso. E il suo consenso. E metterlo in prima pagina nel giorno del voto, perché ha violato il silenzio elettorale, non fa altro che fare il suo gioco.

CONDONO, PERCHE' NO? - I media lo hanno rimesso in pista. Ma non basta certo questo fenomeno mediatico a spiegare il ritorno di Mister B. Ci sono, a mio parere, almeno altri due motivi. Il primo è la paura che hanno generato il signor Bersani e la sua coalizione, incapaci di fare capire che tipo di Italia volessero offrire ai propri elettori. E cosi con le imprese che chiudono, la gente che perde il lavoro, le cartelle talvolta inique di Equitalia (non dimentichiamo creata nel 2005 dal Governo del Nano), quando è giunto il secco no al condono da Bersani e compagnia, più di qualcuno sarà rimasto un po' spaventato. C’è la crisi e le persone, le aziende, hanno bisogno di respirare, non di essere strangolate.

I PICCOLI PARTITI - L’altro motivo del ritorno di Mister B. è puramente tecnico. Il suo partito, il Pdl, ha preso una bella mazzata. Alla Camera ha ottenuto il 21,6% (37,4% nel 2008) ma una grossa mano gli è arrivata da una serie di partiti e partitini minori, ben sette, che gli sono valsi il 4.12%. Decisivo l’apporto di queste liste al Senato, con dieci partiti, alcuni sconosciuti e alcuni con percentuali davvero minime, che hanno raccolto in totale il 4.03%, risultando decisive in più di qualche regione. 

La coalizione del signor Bersani da queste liste minori, due alla camera e quattro al Senato, ha ottenuto rispettivamente solo lo 0,92% e l’1,2%. E uno sforzo per recuperare almeno i Radicali poteva essere per lo meno fatto.



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