Puntuali. Come sempre. Ad ogni
moto di piazza negli Stati vicini, ad ogni nuovo scandalo, si leva sul web la
protesta mediatica. Foto, slogan, persino qualche articolo, che ci indicano
come un popolo “pecorone” rispetto agli altri che in questo momento protestano
vivacemente e violentemente. Una lettura dei fatti che può essere vera per il
passato, ma che a mio giudizio non fotografa con precisione la situazione italiana.
NEL VIDEO: Scene che non vorremmo mai vedere, la Polizia Spagnola come al G8 di Genova
Intanto, bisogna partire da una considerazione: mantenere la pace sociale in un momento difficile come questo è un merito. E da un dato di fatto: la nostra rivoluzione l’abbiamo già vissuta. Violenta e plateale.
Ed è quella che è andata in scena a Roma il 15 ottobre 2011. Anche allora,
sull’onda emotiva, tutti si sono scagliati contro i “teppisti”. Ma quella
giornata era a tutti gli effetti una rivolta, contro un Governo corrotto,
repressivo, incapace, che bloccava il paese moralmente e economicamente per riuscire
a mantenere il proprio sistema di potere. (Solo il giorno
prima il Governo in carica - Lega, Pdl e “Responsabili” - aveva conservato la maggioranza in Parlamento per pochi voti di scarto, anche grazie a qualche voto
comprato. Proprio come successe nel dicembre 2011, quando alla votazione seguirono altri incidenti di piazza)
Dopo la giornata del “sacco” di
Roma dello scorso ottobre, fortunatamente si riuscì a cambiare rotta. In ritardo, rispetto al
dovuto, ma in tempo per evitare nuovi scontri. Il Governo Monti ha segnato un
cambio netto con il passato. Con un Governo composto non da faccendieri,
intenti solo a perseguire i propri interessi personali, ma da politici entrati in
campo per perseguire l’interesse comune e tentare di risollevare l’Italia. Si
può certo obiettare sulle loro scelte, discuterle, criticarle, condividerle o
meno, ma è innegabile che lo sforzo che mettono in campo, in una cantina
abbandonata, è quello di rimettere le cose in ordine.
E’ bastato questo per placare i venti rivoluzionari. Ma non solo. Si percepisce che questo Governo non ostacola la ricerca della verità, non copre gli scandali politici, non difende gli evasori. Anzi, emerge quasi una separazione tra la condotta dei parlamentari eletti, che si mostrano incapaci di cambiare i loro atteggiamenti anche in questo momento di crisi e consapevolezza, come dimostra il caso Lazio, e la condotta di questa classe politica di cosiddetti tecnici.
Non si sono sottomessi. Gli italiani. Hanno capito che a questo Governo per il momento non ci sono alternative. Hanno sospeso il proprio giudizio, in attesa di sapere quello che succederà. I partiti tentennano: hanno titubato sul taglio ai rimborsi elettorali dopo il terremoto in Emilia, hanno dato vita ad una spartizione per le nomine dell’Agcom, pur con qualche sostanziale differenza da non dimenticare, faticano a fare una legge elettorale, hanno continuato a spartirsi denari a livello regionale. Hanno continuato a perpetrare i loro comportamenti criminosi, nonostante tutto intorno si richiedesse onestà e pulizia. Ecco, se i partiti, non mostreranno di avere capito il bisogno di aria nuova che c’è per le prossime elezioni, allora si rischieranno davvero moti di Piazza. Con buona pace dei rivoluzionari della tastiera.
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