mercoledì 25 gennaio 2012

Contro il potere.. O per il potere?


Rivoluzionario nell’era berlusconiana, conservatore con i forconi. Perché?


Per oltre dieci anni sono stato un fiero oppositore del potere, quello Berlusconiano in particolare. L’ho contestato, scendendo in piazza quando potevo, evitando di guardare Mediaset o di acquistare tutto ciò che proveniva dall’impero del nano. L’ho criticato, parlando con gli amici, con le persone, scrivendo nei miei blog personali. Ho pagato anche con le mie scelte di vita questa mia antitesi. Rinunciando a offerte di lavoro poco chiare, che mi avrebbero portato a piegarmi ad un sistema di potere dominante, che mirava all’annichilimento della persona umana e alla perpetuazione di un sistema degenerato. 
Spesso mi sono trovato in minoranza, nelle discussioni politiche e sociali e anche in quelle sulle mie scelte personali. Ma non ho cambiato idea, né strada.



La manifestazione a San Giovanni contro la guerra in Iraq
Ricordo il momento della guerra in Iraq quando tutti erano convinti che Saddam era il “mandante” dell’attentato delle torri gemelle, grazie ad una campagna di disinformazione e propaganda orchestrata dal Governo americano di G. W. Bush e rilanciata dai nostri politicanti in maniera martellante. Compreso il ravveduto Casini che parlava di pacifismo alla “Gino Strada”, in tono dispregiativo. Come era difficile convincere le persone che non c’era nessuna prova del legame tra Saddam Hussein e Osama Bin Laden e, anzi, come i due fossero persino dei rivali. Ma non c’era niente da fare: in molti ripetevamo a macchinetta quello che i media e i politici dominanti volevano.


 E li, stiamo parlando del 2003, ho capito come fosse difficile trovare delle teste pensanti, di come la capacità critica fosse stata ridotta ai minimi termini. Il tutto nonostante una massa di persone, fosse scesa in piazza contro l’occupazione dell’Iraq, ignorata dai media e relegata a pacifismo di maniera, in nome di una contrapposizione tra bianchi e neri, incapace e non desiderosa di entrare nel merito delle questioni.


Ora che l’era berlusconiana sembra archiviata, mi ritrovo dall’altra parte della barricata. A guardare con criticità, perplessità e persino diffidenza il movimento dei forconi e tutti i facili entusiasmi rivoluzionari, che ne sono scaturiti. Su internet in particolare. Una diffidenza che ho avuto sin dal primo giorno. Neanche il tempo di scendere in piazza che già sulla rete si parlava di rivoluzione, di telegiornali che non davano la notizia, di una Sicilia bloccata. Tutto troppo presto. Si recriminava, praticamente, già prima che la manifestazione fosse iniziata. Il che lasciava pensare a un messaggio già pronto e a un organizzazione preventiva e tecnologica, che poco si concilia con pescatori, autotrasportatori e quant’altro.


E’ bastato un giorno per fare emergere, la partecipazione dell’organizzazione fascista Forza Nuova e l’ambiguità di alcuni personaggi del movimento, che provengono da esperienze di potere con il Pdl o con l'Mpa del Governatore della Sicilia Lombardo. Guardando i video si vedevano poche decine di persone che manifestavano e che venivano fatte passare, sempre attraverso il tam tam su internet, per un’intera isola, capaci effettivamente con i loro blitz di paralizzare il traffico. Per non parlare dei metodi poco chiari di alcuni manifestanti, che hanno obbligato con la violenza gli autotrasportatori a fermarsi (clicca per video) o i commercianti a chiudere i loro negozi. Tutte cose che non condivido e che poco hanno a che vedere, a mio parere, con una rivolta di popolo, lasciando piuttosto pensare ad un qualcosa di “premeditato”. Per questo non ho appoggiato questa rivolta, partita dalla Sicilia, la terra che pochi anni fa elesse 60 deputati su 60 del Pdl, partito tra gli artefici di questo disastro italiano.


Cosi in poco tempo sono passato dalla contestazione del potere, alla sua difesa. O semplicemente, ho individuato in quella rivolta parte di quei vizi delle persone che poco prima ci governavamo. Il problema, per quanto mi riguarda, non è quello di essere pro o contro il potere. Ma quello di andare.. Oltre!


La necessità principale è quella di favorire un potere, democratico ovviamente, capace di selezionare una classe dirigente di qualità: in grado di vedere i bisogni del paese, di portare ad una crescita, prima di tutto di vedute e di conseguenza economica. Di interpretare i momenti storici, in una fase in cui la ricerca del benessere economico fine a sé stesso ha  mostrato tutti i suoi limiti. Di trovare soluzioni alle difficoltà e anche di guidare moralmente e eticamente un paese, attaccato a vecchie categorie sociali e politiche di analisi e pensiero, che potrebbero non avere più motivo di esistere nei prossimi anni. 




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