venerdì 13 gennaio 2012

COSENTINO E REFERENDUM: IL RISULTATO NON CAMBIA...


C’è stato un grande clamore intorno alle vicende Cosentino e referendum, con la richiesta di arresto del deputato Pdl respinta dal Parlamento e la dichiarazione di inammissibilità della Consulta di Stato ai due quesiti referendari sull’ abrogazione della legge elettorale. Eppure queste decisioni, dal mio punto di vista, non cambiano il senso delle cose: il processo a Cosentino, con lui in carcere o no, andrà avanti; cosi come il Parlamento dovrà mettere mano alla legge elettorale, per non ignorare quel milione e duecentomila firme raccolte in tempi più che brevi, che sono una chiara indicazione di richiesta di cambiamento. E l’opinione pubblica mi sembra, ora, abbastanza attenta da fare sentire il proprio peso, nel caso in cui questi due fatti venissero intralciati dal decadente potere politico.



Quel milione e duecentomila firme raccolte in poco tempo sono un segnale forte, che non si può ignorare. Forse sono troppo ottimista, ma ritengo cosi evidente che quella legge va cambiata, che va reintrodotto il diritto di esprimere le preferenze, che affidare ciò che sembra logico e scontato ad un referendum, potrebbe essere la sconfitta più grande per la democrazia. Oltre che un grosso spreco di tempo e risorse. Dobbiamo davvero arrivare a tanto, per esigere un minimo di democrazia, giustizia, senso civico?



Per chi se lo fosse dimenticato, la legge elettorale, fu introdotta nel dicembre 2005 dal Governo Berlusconi, a firma del leghista Calderoli, per favorire nelle elezioni previste pochi mesi dopo, la vittoria del centro-destra o per lo meno evitare una brutta debacle. Fu fatta in “quattro e quattr’otto", senza stare li troppo a ragionare, tanto che il suo stesso relatore la definì “una porcata”. Come nello stile di quella maggioranza, lo spirito era puramente personalistico, disegnata su misura per evitare una sconfitta del centro-destra, indietro di cinque punti nei sondaggi di quel periodo, nelle elezioni previste nell’aprile del 2006 o per lo meno per rendere la vita difficile ad un eventuale Governo di centro-sinistra. La disfatta più grande per la democrazia e per il popolo, fu l’eliminazione del voto di preferenza, che permisse ai partiti di scegliere i loro candidati e di assoggettarli al proprio volere e potere, portando di fatto in Parlamento una classe politica tra le più mediocri degli ultimi decenni.

Tra di loro c’era anche Nicola Cosentino, coordinatore del Pdl campano, e accusato di concorso esterno in associazione camorristica per presunti rapporti con il clan dei casalesi. Il fatto che non vada in carcere, non impedisce certo che il processo vada avanti e una volta giunto a conclusione, a quel punto, il deputato Pdl dovrà andare in carcere se ritenuto colpevole e rimarrà libero se ritenuto innocente. 




L'attenzione dell'opinione pubblica a questi due casi, Casentino e referendum, sarà una prova importante del ritrovato spirito democratico di una parte consistente del paese, pronta a fare sentire la propria voce, qualora ci fossero dei tentativi di "depistaggio", di "restaurazione" o di lassismo e reindirizzare la Democrazia sui giusti binari.


Nessun commento:

Posta un commento